La nascita del progetto l'Europa delle scienze e della cultura (Patrocinio IAI-Iniziativa Adriatico Jonica,Forum Intergovernativo per la cooperazione regionale nella regione adriatico ionica), rimette al centro due Percorsi nel Frili Occidentale : la Via delle Abbazie (Percorsi della Fede), che tocca Pravisdomini,San Vito al Tagliamento,Sesto al Reghena, Moggio Udinese e Manzano (Corno di Rosazzo) e le ferrovie abbandonate.
La speciale Via del Gusto di Borghi d'Europa inserisce l'Azienda Agricola De Lorenzi Vini di Pravisdomini nel cammino della rete internazionale : la sede è lungo il tracciato della nuova ciclovia e il 2023 celebra una ricorrenza di tutto rispetto, il 50° della fondazione dell'Azienda stessa.
La prima degustazione ha coinvolto nella via del gusto i formaggi della Latteria Pantarotto di
Savorgnano e il pane del Panificio Bortolussi.
"Un edificio rosso all’incrocio di tre strade. Un paiolo di rame come quelli di “una volta”. Il laboratorio a vista, con i gesti del casaro che catturano l’attenzione dei clienti del negozio. La Latteria Loris Pantarotto, già Latteria di Savorgnano, è un pezzo di storia, passata e recente, della piccola frazione di San Vito al Tagliamento, uno di quei luoghi paesani, dove si tramanda e si rinnova la tradizione casearia del territorio, qui declinata in mille sfumature, sempre all’insegna della freschezza del latte, rigorosamente fornito da allevatori piccolo-medi locali, con cui la Latteria ha instaurato rapporti di stretta collaborazione.Qui la lavorazione segue ancora quei metodi artigianali che consentono di ottenere prodotti fuori degli standard, con il carattere e il sapore dell’unicità."
Carla, la casara, ci propone in questo primo appuntamento la caciotta : un classico formaggio pressato della tradizione friulana, reinterpretato con rara creatività: al pepe, al pistacchio, ai fiori eduli.
Alessio Dalla Barba, giornalista e sommelier AIS, lo abbina con il Merlot di De Lorenzi Vini.
" Di colore rosso rubino carico, al naso abbastanza intenso, tra note di fragoline di bosco e ribes nero, sentori vegetali che ricordano l'erba tagliata e anche un pò erbaceo, al palato è abbastanza sapido e avvolgente, con ancora potenziale evolutivo. "
Il Merlot D.O.C. Friuli 2020 è un merlot in purezza che nasce da un terreno argilloso. La produzione è di 90 quintali l'ettaro e la vendemmia prevede una maturazione ottimale a metà settembre. La vinificazione a pressatura soffice e la fermentazione avviene in recipienti di acciaio inox a temperatura controllata.
Il grado alcolico è di 13°.
" Senza dubbio un ottimo bicchiere – commenta Renzo Lupatin. Giornalista, presidente di Borghi d'Europa-. Ha un sapore asciutto, sapido con aroma, equilibrato. Per davvero l'azienda De Lorenzi
è legata alla terra come la vite, fin dal 1973".
La degustazione ha valorizzato il pane del Panificio Bortolussi di Savorgnano : i tre fratelli, Mauro
Roberta e Milena, hanno ereditato l'attività fondata fondato nel lontano 1965 dai loro genitori.
La rete internazionale Borghi d’Europa, nel quadro del progetto L’Europa delle scienze e della cultura (Patrocinio IAI- Iniziativa Adriatico Ionica,Forum intergovernativo per la cooperazione nella regione adriatico ionica), ha realizzato uno stage d’informazione presso l’Azienda Agricola Ca’ Biasi della famiglia Dalla Valle, a Breganze.
Il paese sorge nella pedemontana vicentina, diviso a metà tra collina e pianura, alle falde dell’Altopiano di Asiago. Breganze è terra industriosa e viticola, di produzione di vini DOC e zona a propensione turistica facente parte della ‘Pedemontana Veneta’.
Lo stage multimediale si è aperto con la testimonianza del Sindaco di Breganze, avv.Piera Campana, che ha assicurato la partecipazione del Comune alle iniziative di informazione di Borghi d’Europa, previste fino a dicembre del 2024.
Il vivace intervento di Fabio Dalla Costa, maestro liutaio (Diplomato alla Scuola Internazionale di Liuteria di Cremona nel 1984, allievo di G.B. Morassi nella bottega-scuola CEE sino al 1988), ha caratterizzato l’incontro, segnato da una forte consapevolezza culturale .
” E poi – osserva Antonella Pianca, giornalista e degustatrice AIS -, il via alle interviste sulla sostenibilità nella filiera agroalimentare. Una autentica scoperta!”
Nel primo intervento Innocente Dalla Valle ha tratteggiato la storia di Ca’ Biasi e dei vini autoctonidel territorio. Vespaiolo, Groppello e Torcolato hanno accompagnato i formaggi della Cooperativasociale Frantoio Malga Monte Asolone di Pove del Grappa. Il racconto di Michela e Arianna ha completato le storie : Ca’ Biasi (socio della Cooperativa), conferisce le proprie olive a Monte Asolone, che le trasforma in ottimo olio nel proprio Frantoio.
Breganze vanta anche un prodotto/piatto storico De.CO. : el toresan.
Nel racconto della Accademia del Toresan, Libera Associazione per la difesa e promozione dell’arte dello spiedo nella cucina
“Il Comune di Breganze con delibera di Consiglio Comunale di n. 51 del 29/11/2012 si è espresso
a favore dell’adozione della Denominazione Comunale approvando il regolamento De.co. A
seguito di ciò, dopo aver espletato tutto l’iter previsto nel regolamento su menzionato, con
delibera di Giunta n. 44 in data 10/04/2014, esprime voto unanime e favorevole affinché venga
approvato il disciplinare di produzione del piatto storico di Breganze “ I Toresàni allo spiedo
De.co.”.
Il Torresano, o colombo di torre, è inserito nell’elenco dei prodotti tradizionali veneti e allevato
sin dal Medioevo. A Breganze, nel Vicentino, i torresani sono cotti allo spiedo, su fuoco a legna.
Sono perfetti con la polenta e i vini del territorio, i Doc Breganze, in particolare il Torcolato
Subito dopo, l’intervento di Denis e Michele Novello, della Macelleria Non solo Carni di Breganze,per presentare i propri salumi artigianali. ” Abbiamo un rapporto previlegiato con un’azienda agricola che alleva i maiali in condizioni di assoluto benessere animale”. Da buoni norcini ‘i Noveo’ ci mettono la competenza e il buon gusto !Da non dimenticare l’ampia scelta di carni e la gastronomia, autentico fiore all’occhiello di famiglia.
Maria Vicentini ha presentato la storia di Vicentini1966 : “Abbiamo una missione: creare buon cibo, non fermarci al conosciuto, creare innovazione, bellezza, prodotti sani, continuando a farci delle domande. “
Pane, Pasticceria,Cucina :
FARE IL PANE È MESTIERE, SCIENZA, ARTE E FILOSOFIA.
SCEGLIAMO FARINE A FILIERA CORTA, CON PICCOLE QUANTITÀ RAFFINATE AL MINIMO E PRODUCIAMO LA NOSTRA FARINA A KM 0.
IN CUCINA LA MATERIA PRIMA È LA FORZA TRAINANTE, CERCHIAMO QUINDI DI MANTENERLA INALTERATA CON LA SEMPLICITÀ.
In pasticceria è arrivato un dolce caratteristico della Pedemontana vicentina : La Pèca del Salbaneo . Ne parla Paolo Vicentini : “….nasce da un magico incontro tra la Ciliegia di Marostica I.G.P., il vino Torcolato D.O.C. Breganze e l’Olio extravergine d’oliva della Cooperativa Pedemontana del Grappa. Insieme, questi tre ingredienti preziosi danno vita a un dolce di pasticceria che mescola genuinità e tradizione. Una sinfonia di gusti e aromi che riunisce le eccellenze agricole della Pedemontana Vicentina in un prodotto artigianale unico nel suo genere.
Il progetto nasce dagli enti impegnati nella valorizzazione e nella tutela dei tre prodotti agricoli protagonisti del dolce: il Consorzio di Tutela della Ciliegia di Marostica I.G.P., il Consorzio per la Tutela della D.O.C. dei vini Breganze e la Cooperativa Pedemontana del Grappa.
L’idea di unire ciliegie, vino e olio, per creare un unico prodotto in grado di rappresentare e promuovere al meglio il territorio, è stata poi affidata ad alcuni maestri pasticcieri locali che, insieme, hanno creato la ricetta di questo dolce.
Il dolce prende vita dalle peripezie del Salbaneo, bizzarra creatura dell’immaginario popolare veneto, che ha ispirato i maestri pasticceri nella creazione di questo prodotto caratteristico.
Secondo la fiaba, il Salbaneo creò questo dolce come pegno d’amore per l’amata Feliziana, che si era dimenticata di lui dopo aver calpestato l’impronta (la pèca) del folletto. Da allora, il Salbaneo continua a donare la sua dolce creazione, nella speranza che giunga alla bella Feliziana e che questa, calpestando la sua orma con le scarpe invertite, possa ritrovare la memoria perduta e ricordare il loro magico incontro.
Gli ospiti si sono poi trasferiti a Che Ben, la pizzeria contemporanea di Maragnole, progetto che è l’avventurosa evoluzione di oltre 50 anni di esperienza, di conoscenza del lievito madre e di continui aggiornamenti nel mondo della panificazione di Vicentini 1966.
Mentre si aspetta ecco le chiccherie, sfiziose leccornie per colmare il vuoto.
Poi la degustazione : pizze con Rotonda di grano tenero (FARINA MACINATA A PIETRA DELLA PIANURA PADANA, LIEVITO MADRE, 72 ORE DI FERMENTAZIONE E 70% DI IDRATAZIONE),Teglino di grano duro ( CON FARINA DI GRANO DURO ITALIANO, LIEVITAZIONE DI 48 ORE MISTA CON LIEVITO MADRE E IDRATAZIONE OLTRE 85%),
Panini & panozzi.
I vini di Ca’ Biasi hanno ottimamente accompagnato la degustazione.
” Siamo – commenta Renzo Lupatin, giornalista-, di fronte ad una proposta di alto profilo, che non lesina sulle scelte di qualità e punta decisamente verso l’alto. La chiarezza e l’impegno sono il leit motiv di famiglia. “
A buona conclusione dell’incontro, l’intervento di Silvia Gastaldello della Torrefazione Oselladore
di Rossano Veneto ( regali Natalizi e Pasquali EnoGastronomici per Aziende e Privati, Dolci e Caffè)
“Oselladore, Torreffattori dal 1963. Le migliori qualità di caffè, le migliori miscele, 50 anni di esperienza che vi permetteranno di assaporare straordinari caffè.”
La Bottega di Oselladore è nata nel 1963 in un piccolo paese della provincia di Vicenza: Schiavon. Fondata dalla Famiglia Oselladore. I prodotti sono il frutto del lavoro di due generazioni dedite al gusto e alle tradizioni italiane.
L’azienda è composta da un team per la maggioranza di donne. Il gusto e la scelta del bello è specialmente donna… Ogni anno il team cresce creando nuovi prodotti e nuove combinazioni enogastronomiche dal sapore esclusivo.
E, dulcis in fundo, lo straordinario racconto del ‘Nostrano del Brenta’.
“Il gruppo spontaneo “Amici del Nostrano del Brenta” nasce quasi per caso una sera di primavera del 2012, quando ancora la collaborazione con il Consorzio Tabacchicoltori Montegrappa di Campese a Bassano del Grappa non era ancora iniziata. Nasce e si sviluppa così come nasce e si sviluppa una passione, una curiosità, ovvero una brama di conoscenza verso la storia e lo sviluppo della pianta del tabacco Nostrano del Brenta nella sua leggendaria, ma documentata, storia secolare tra Bassano del Grappa e la Valle del Brenta. Il filo conduttore che caratterizza tutti gli eventi, tutti gli spunti e tutte le riflessioni che gravitano attorno al tabacco ed agli Antichi Sigari Nostrani del Brenta (interamente fatti a mano) è sempre la stessa: storia, cultura, meditazione, eleganza e relax. Il gruppo si occupa e collabora, con chiunque ne faccia richiesta, all’organizzazione di serate di presentazione, degustazione e narrazione sul tema della coltivazione del tabacco nella Valle del Brenta, della riscoperta delle sue tradizioni e dei sapori di un tempo. Si pone da tramite tra il Consorzio di Campese, i titolari dei locali, le tabaccherie, gli enti del territorio o altri gruppi che ritenessero interessante affrontare in modo a volte ludico, a volte enogastronomico, a volte culturale e storico il tema del tabacco Nostrano del Brenta. Durante le serate, normalmente, si affronta il fascino del mondo del sigaro con un percorso di degustazione, abbinamenti, spunti e contributi tecnici, storici e filmati sulla storia e sulla tradizione del tabacco, del suo territorio e del suo contrabbando. Nel corso delle serate si lascia libero spazio al confronto ed al dibattito tra i partecipanti alla serata sul ruolo del tabacco da sigaro ai nostri tempi. Durante la “fumata” normalmente si illustrano la coltivazione, l’essicazione ed il contrabbando del tabacco, la preparazione dei sigari realizzati con il “Nostrano del Brenta” alla presenza delle sigaraie, del blender e di un rappresentante del Consorzio Tabacchicoltori Montegrappa, ci si immerge nella secolare storia del contrabbando di tabacco con i brani del libro “Foglie di Tabacco” di M. Crestani o nella faticosa realtà della sua coltivazione con il film “Fazzoletti di terra” del regista G. Taffarel. Ampio spazio lo si vuole lasciare agli Amici che ogni giorno si aggiungono al gruppo, in modo da avere più input e riflessioni possibili sull’affascinante storia del tabacco Nostrano del Brenta e dei suoi “pifferi”, gli antichi sigari. L’iniziativa nata per la passione verso la propria vallata, Valstagna e tutto il territorio che si relaziona a stretto filo con la famosa Alta Via del Tabacco ci auguriamo possa diventare un’occasione per riscoprire e valorizzare i luoghi dove questa storia e queste tradizioni si sono sviluppate, ovvero il territorio del Canale di Brenta.”
L'azienda, portabandiera della varietà in Franciacorta,
presenta il vigneto-collezione con il clone dei suoi impianti storici
Mirabellaha annunciato il progetto dedicato al Pinot Bianco, uva tradizionale in Franciacorta con l’inattesa capacità di contrastare il global warming.
L'azienda ha una lunga storia di utilizzo della varietà: i primi impianti risalgono al 1981 (vigna Mirabella a Paderno Franciacorta) e sono tuttora produttivi; nel 2015 creò il primo Pinot Bianco 100% della Franciacorta - etichettato Vino Spumante di Qualità, in quanto non ancora previsto dal Disciplinare DOCG - che fu poi inserito nella linea Demetra, composta da quattro brut nature fatti con le uve delle vigne storiche.
Negli ultimi 40 anni Mirabella ha continuato a investire nel Pinot Bianco, nonostante le sue criticità in campo - in particolare la sensibilità a botrite e marciume acido - avessero convinto altri produttori a espiantarlo in favore dello Chardonnay.
Il fondatore Teresio Schiavi aveva infatti sviluppato una particolare predilezione per la varietà, capace di apportare finezza alle cuvée equilibrando le personalità di Chardonnay e Pinot Nero.
Oggi Mirabella possiede circa 12 ettari di Pinot Bianco, la più grande estensione della Franciacorta, che ne contempla in totale 88 ettari.
La scelta controcorrente del fondatore si è rivelata vincente: il riscaldamento globale ha minimizzato le note criticità dell’uva, mentre la pianta si sta mostrando molto meno sensibile alle malattie del legno, su tutte flavescenza e legno nero.
Ma soprattutto il ciclo vegetativo più breve e la maturazione anticipata rispetto allo Chardonnay consentono al Pinot Bianco di mantenere eccellenti livelli di acidità anche nelle annate calde, ormai sempre più frequenti.
"La natura ha cambiato i suoi equilibri e sta valorizzando i suoi figli minori", spiega Alessandro Schiavi, contitolare e responsabile tecnico di Mirabella, "ma il Pinot Bianco è rimasto tale e quale e oggi i suoi aspetti meno interessanti si sono rivelati grandi pregi. È una varietà capace di disegnare un nuovo futuro per il Franciacorta".
Per capirne ancora meglio le sue notevoli possibilità, l’area verde di 4 mila metri quadri attigua alla cantina accoglie dal 2022 un vigneto-collezione: 14 filari con 200 barbatelle dei cloni disponibili (due tedeschi, due francesi e tre Rauscedo). Il sistema di allevamento è Guyot semplice con portainnesto K5BB, particolarmente resistente agli stress idrici.
Due filarisono stati impiantati lo scorso aprile con 200 barbatelle del clone Mirabella.
I tecnici dell’azienda hanno prelevato dalla storica vigna Mirabella alcuni campioni di legno, successivamente analizzati con test PCR per identificare la presenza di virosi.
I legni totalmente sani sono stati innestati a febbraio 2022 da Padergnone Vivai Viticoli Cooperativi che ha allevato 300 piante nel suo barbatellaio, ora pronte per la messa a dimora.
L’operazione consentirà di studiare l’evoluzione in campo delle discendenti delle vigne anziane, che diventeranno “madri” dei futuri impianti.
Il progetto, in costante aggiornamento, è illustrato nella sezione Crescere il Pinot Bianco del sito Mirabella.