La Porchetta è un prodotto tipico dell'Italia centrale, la sua
storia si perde nella notte dei tempi, si narra che l'Imperatore Nerone
fosse un estimatore della porchetta prodotta nell'area dei Castelli
Romani. La Porchetta di Ariccia ha ottenuto il riconoscimento
Riconoscimento IGP: Reg. 567/2011.
La notorietà della Porchetta di Ariccia risale al 1950 quando i
porchettari di Ariccia allestirono la prima "Sagra della Porchetta di
Ariccia", con lo scopo di celebrare e far conoscere questo prodotto
ariccino. Da allora ogni anno ad Ariccia si svolge la Sagra della
Porchetta di Ariccia, suggestiva e caratteristica dove viene offerta la
porchetta su banchi addobbati a festa da venditori vestiti con gli abiti
tradizionali ariccini, il culmine della Sagra avviene con il
tradizionale lancio dei Panini con Porchetta.
Emanuele Spader, titolare del Salumificio Spader in quel di Mosnigo
di Moriago della Battaglia,si è fatto conoscere ed apprezzare per la sua
porchetta alla trevigiana.
Come specialità trevigiana la porchetta nasce solo nel 1919, tenuta a
battesimo da Ermete Beltrame nella sua birreria sotto il Palazzo dei
Trecento a Treviso.
La porchetta trevigiana, da considerarsi una preparazione moderna, è
molto diversa dalla ricetta del centro Italia. Si presenta, infatti,
come una specie di prosciutto ottenuto da un maiale che abbia meno di un
anno, può essere con ossa o disossata, ma sempre a forma cilindrica.
Presenta internamente una colorazione bianchiccia, con delle parti in
cui è evidente la speziatura, mentre esternamente si presenta dorata.
È molto fragrante, saporita e gustosa e può essere arricchita di
altri sapori e, soprattutto negli ultimi tempi, riprendendo la
tradizione in auge nel Rinascimento, la cultura e la bravura di numerosi
cuochi sa regalare risultati di grande interesse. A soddisfazione dei
buongustai ricordiamo che la porchetta non è un alimento grasso, poiché
nella fase di cottura i grassi vengono sciolti dal calore e raccolti in
leccarde o in speciali vaschette. Una volta pronta, la porchetta va
servita fredda e, nonostante sia (deve essere) priva di additivi e
conservanti, rimane saporita e fragrante almeno per due settimane se
mantenuta in luogo refrigerato.
martedì 22 dicembre 2015
lunedì 14 dicembre 2015
Specialità tirolesi / La salsiccia cruda tirolese / Salamini Tirolesi
La tendenza a ridurre le porzioni ha
contagiato anche il salamino di montagna tirolese.
Il salamino affumicato tirolese è la
pratica salsiccia cruda a misura di merenda, ideale da infilare nello
zaino o da servire sul tagliere.
Ora l'amata salsiccia cruda è
disponibile in diverse varianti. Prima di tutto il salamino tirolese
affumicato. Per cambiare ci sono i salamini tirolesi piccanti, i
salamini tirolesi saporiti al formaggio, i salamini tirolesi naturali
e i salamini di selvaggina.
mercoledì 21 ottobre 2015
Miele e formaggi marchigiani: protagonisti d’eccellenza Segreti e pregi di un abbinamento sano e genuino
Il
consumo del formaggio nell’alimentazione italiana è
particolarmente gradito e molto diffuso ed anche in questo settore la
produzione regionale marchigiana vanta una lunga e consolidata
tradizione. Il tagliere dei formaggi comprende il pecorino (in realtà
ne esistono più di cento tipi, ognuno che riflette la maestria del
produttore), accomunati dall’uso del latte ovino crudo appena munto
e dal caglio, che deve essere naturale di agnello o capretto. Sono
inoltre da ricordare anche i formaggi di latte di capra, che vantano
specialità quali il caprino al lattice di fico, per il quale sono
impiegati attrezzi di legno e caldaie in rame stagnato per preservare
la microflora batterica autoctona.
Non
mancano le specialità come il pecorino fatto stagionare in botti di
rovere, barili o tini o il Formaggio di Fossa, tipico delle provincie
più a Nord, che si caratterizza per la stagionatura in fosse scavate
nella roccia. La Caciotta di Urbino, detta anche Casciotta, tra i
formaggi più conosciuti delle Marche, ha ottenuto la DOP. Si
riconosce per la sua pasta friabile, semicotta, ottenuta lavorando
latte di pecora e vaccino, con l’aggiunta di caglio e lieviti
nobili. Segue una breve stagionatura.
Ancora
troviamo il formaggio al tartufo, l’Ubriacone, ottenuto aggiungendo
all’impasto vinacce di uve autoctone del territorio anconetano o il
pecorino ubriaco alla Vernaccia di Serrapetrona. Delicato, dal
piacevole profumo è anche il formaggio foglia di noce.
Questo
e molto altro è stato illustrato negli appuntamenti con i “Giovedì
del gusto”
organizzati da Regione Marche a Milano nel contesto del Fuori Expo
2015, che hanno visto la partecipazione di diverse aziende agricole
che hanno così avuto l’opportunità di presentare le loro
produzioni con tutto l’entusiasmo e la competenza che, solo chi
lavora con amore per il proprio territorio e rispetto per le
tradizioni, può fare.
lunedì 19 ottobre 2015
FRUTTA: TUTTI I COLORI DELLE MARCHE Le novità di un settore tra Biologico, Biodiversità e Lotta integrata
….
Che l’Italia sia un grande produttore di Kiwi, è abbastanza noto,
ma… dove si coltivano? Nelle Marche. Questo è quanto è emerso
durante l’incontro dei “Giovedì del Gusto” dedicato
alla Frutta ed organizzato da Regione Marche nel contesto del Fuori
Expo di Milano.
Ad
Ortezzano, nella zona della Valdaso, ha infatti sede l’azienda
Agricola Cruciano che produce oltre 300 tonnellate di Kiwi all’anno.
Da oltre 25 anni questi frutti vengono coltivati e diffusi in tutta
Italia, sia come frutta fresca, sia come confetture e marmellate di
ottima qualità.
….Ma
la Valdaso è nota soprattutto per la coltivazione della pesca. Nel
panorama frutticolo regionale la realtà della Valdaso rappresenta
uno dei siti più importanti per il settore ed è anche una delle
risorse che più caratterizzano questo territorio. La pesca della
Valdaso trova condizioni ambientali particolari, che ne esaltano
notevolmente le caratteristiche organolettiche e qualitative. I
frutti risultano assai gradevoli al gusto, ricchi di vitamine e
sostanze antiossidanti, indispensabili per il nostro organismo.
Fra i
maggiori produttori l’Azienda Agricola Acciarri che oggi si dedica
anche alla produzione delle vaschette pronte all’uso, proprio a
base di questi meravigliosi frutti.
lunedì 12 ottobre 2015
OLIO, ENERGIA PER LA VITA. Gli oliomonovarietali marchigiani e.... non solo
Particolare interesse ha riscosso, nell’ambito del “Giovedì del
Gusto” di Regione Marche, l’assaggio dell’olio monovarietale. La
dott.ssa Barbara Alfei (capo-panel olio di Assam-Regione Marche) ha,
infatti, condotto i presenti in una vera e propria degustazione di olio,
fornendo dettagliate spiegazioni su come si assaggia un olio
monovarietale.
L’esame visivo è tralasciato, poiché colore e limpidezza non sono correlati alla qualità dell’olio, non devono pertanto avere alcuna influenza psicologica sull’assaggiatore. Segue la fase olfattiva, durante la quale si cerca di percepire tutti gli odori, in particolare, il fruttato di oliva verde oppure maturo, di diversa intensità, accompagnato da sentori positivi, quali foglia o erba appena falciata, mandorla fresca, carciofo/cardo, pomodoro, mela, frutti di bosco, erbe aromatiche, frutta matura, altro.
Si passa poi all’esame gustativo, mettendo in bocca una quantità di olio pari ad un piccolo cucchiaio; si fa roteare l’olio in bocca, in modo che venga a contatto con le papille gustative, per apprezzare le diverse sfumature del gusto, in particolare l’amaro, in fondo alla lingua, prima della deglutizione, che può essere più o meno intenso e persistente, e soprattutto positivo in quanto legato alla presenza di sostanze fenoliche; quindi si vaporizza l’olio nella cavità orale aspirando aria tra i denti (“strippaggio”), al fine di percepire i composti aromatici e la sensazione tattile del piccante in gola, anch’essa estremamente positiva, in quanto correlata alla presenza di polifenoli. In bocca viene valutata anche la fluidità, legata alla composizione in acidi grassi, in particolare al contenuto in acido oleico ed al rapporto insaturi/saturi, con importanti risvolti sugli aspetti non solo sensoriali, ma anche nutrizionali.
L'olio infine viene espulso e si valutano attentamente tutte le sensazioni che persistono dopo l’assaggio. Tra un campione ed il successivo, si mangia uno spicchio di mela per pulire la bocca.
L’esperienza è stata particolarmente apprezzata dai presenti che hanno così imparato come valutare efficacemente un olio, le sue caratteristiche organolettiche e le sue qualità.
Un percorso sensoriale che coinvolge il pubblico e che davvero non delude mai, nonostante le sue numerosissime repliche.
L’esame visivo è tralasciato, poiché colore e limpidezza non sono correlati alla qualità dell’olio, non devono pertanto avere alcuna influenza psicologica sull’assaggiatore. Segue la fase olfattiva, durante la quale si cerca di percepire tutti gli odori, in particolare, il fruttato di oliva verde oppure maturo, di diversa intensità, accompagnato da sentori positivi, quali foglia o erba appena falciata, mandorla fresca, carciofo/cardo, pomodoro, mela, frutti di bosco, erbe aromatiche, frutta matura, altro.
Si passa poi all’esame gustativo, mettendo in bocca una quantità di olio pari ad un piccolo cucchiaio; si fa roteare l’olio in bocca, in modo che venga a contatto con le papille gustative, per apprezzare le diverse sfumature del gusto, in particolare l’amaro, in fondo alla lingua, prima della deglutizione, che può essere più o meno intenso e persistente, e soprattutto positivo in quanto legato alla presenza di sostanze fenoliche; quindi si vaporizza l’olio nella cavità orale aspirando aria tra i denti (“strippaggio”), al fine di percepire i composti aromatici e la sensazione tattile del piccante in gola, anch’essa estremamente positiva, in quanto correlata alla presenza di polifenoli. In bocca viene valutata anche la fluidità, legata alla composizione in acidi grassi, in particolare al contenuto in acido oleico ed al rapporto insaturi/saturi, con importanti risvolti sugli aspetti non solo sensoriali, ma anche nutrizionali.
L'olio infine viene espulso e si valutano attentamente tutte le sensazioni che persistono dopo l’assaggio. Tra un campione ed il successivo, si mangia uno spicchio di mela per pulire la bocca.
L’esperienza è stata particolarmente apprezzata dai presenti che hanno così imparato come valutare efficacemente un olio, le sue caratteristiche organolettiche e le sue qualità.
Un percorso sensoriale che coinvolge il pubblico e che davvero non delude mai, nonostante le sue numerosissime repliche.
giovedì 1 ottobre 2015
‘Comunicare per Esistere’ è partito da Conegliano, da Caffè Local
Le
giornate di informazione di ‘Comunicare per Esistere,Stati Generali
della Comunicazione Territoriale’, hanno aperto i battenti giovedì 17
settembre a Conegliano, presso il ‘salotto’ di Caffè Local, in via
Lourdes.
Da
qualche settimana, infatti, i commercianti e gli artigiani della zona
sono impegnati a promuovere iniziative di informazione,capaci di
trasmettere ai cittadini tramite i media notizie utili.
L’incontro
è servito a presentare la ‘squadra’ degli imprenditori che è
intervenuta nei giorni successivi in Istria, per presentare le
eccellenze di Conegliano e della Sinistra Piave.
Una degustazione dei prodotti proposti dagli operatori locali ha ‘chiuso’ l’appuntamento.
I
pasticci ‘artigianali’ di Marina (Pasta e Dintorni) ; i salumi
(sopressa con il filetto e prosciutto Daniel) della Macelleria Edoardo
Zambon ; i prodotti tipici di Giuseppe di Verso Sud ( dalla Puglia) ; i
vini dell’azienda agricola Toni Doro ; il pane di Gianni Pellegrinet ;
il caffè (come lo vuoi tu!, recita l’azzeccato refrain) di Caffè Local.
Ospiti
della serata Roberto ed Eros, per raccontare come attraverso il
PandaRaid (che parte da Madrid e continua nelle coste africane), si
arriva a donare materiale scolastico e cartoleria ai bimbi di quelle
regioni troppo spesso dimenticate.
giovedì 17 settembre 2015
LE BIRRE AGRICOLE DELLA SOCIETA' AGRICOLA ARCA AD EXPO 2015
La birra, come altri prodotti, è agricola quando almeno il 51% del
malto che serve per la sua produzione, proviene da orzo coltivato
nell'azienda agricola che la produce: l'Azienda Agricola Arca di Oderzo
(Treviso) ne impiega circa l'85%.
I comunicatori delle Rete dei Borghi Europei del Gusto, hanno avuto il piacere di assaggiare le ottime birre agricole di questa azienda trevigiana guidata da Renzo Pradal al padiglione Love It ad Expo 2015 il 10 settembre u.s. : Love It è una nuova realtà che racchiude in sè diverse eccellenze enogastronomiche italiane, con lo scopo di promuoverne i prodotti, favorendo l'incontro diretto tra consumatore e produttore, in un'ottica di totale trasparenza.
Durante la degustazione guidata, Renzo Pradal ha spiegato che tutti i prodotti della sua azienda sono fermentati con la birra agricola.
Tali prodotti sono grissini fini o spessi, crackers a forma quadrata, pane in cassetta, tutti fatti con le trebbie della birrra!
Infine, questi prodotti agricoli sono frutto di un progetto didattico realizzato in collaborazione con la scuola professionale "Corso di Panificazione-paticceria" dell'Istituto Turazza-Brandolini di Oderzo.
I comunicatori delle Rete dei Borghi Europei del Gusto, hanno avuto il piacere di assaggiare le ottime birre agricole di questa azienda trevigiana guidata da Renzo Pradal al padiglione Love It ad Expo 2015 il 10 settembre u.s. : Love It è una nuova realtà che racchiude in sè diverse eccellenze enogastronomiche italiane, con lo scopo di promuoverne i prodotti, favorendo l'incontro diretto tra consumatore e produttore, in un'ottica di totale trasparenza.
Durante la degustazione guidata, Renzo Pradal ha spiegato che tutti i prodotti della sua azienda sono fermentati con la birra agricola.
Tali prodotti sono grissini fini o spessi, crackers a forma quadrata, pane in cassetta, tutti fatti con le trebbie della birrra!
Infine, questi prodotti agricoli sono frutto di un progetto didattico realizzato in collaborazione con la scuola professionale "Corso di Panificazione-paticceria" dell'Istituto Turazza-Brandolini di Oderzo.
mercoledì 8 luglio 2015
Il Monticano nasce a Cozzuolo : come i vini di Sarah dei Tos.E non dimenticate il ristorante al Larin, da Bepo !
Il Monticano
(Montegan in veneto, anticamente Motegan) è un fiume del Veneto che
scorre completamente in provincia di Treviso.
L'origine
del nome forse risale al verbo monticare, perché un tempo i pastori
lo usavano come via di collegamento tra la pianura veneta e le
montagne. Un'ipotesi forse più certa lo fa derivare dal nome latino
Monticanus, probabilmente un centurione romano che aveva ricevuto
come premio dei terreni nella zona delle sorgenti.
Nasce sul monte Piai
(540 m), piccolo rilievo presso Cozzuolo di Vittorio Veneto, da tre
sorgenti. Da qui scaturiscono i rami detti rispettivamente
Monticanello, rio Montagnana e rio Col di Stella. Convenzionalmente
viene considerata come sorgente principale quella del rio Montagnana.
La più spettacolare è quella da cui origina il rio Col di Stella,
che non è però visitabile perché un pozzetto di captazione delle
acque ne impedisce la vista; si trova in località le Perdonanze, a
pochi metri da una stradina panoramica frequentata da cicloturisti.
Dopo un percorso di
poco più di un centinaio di metri, il rio Col di Stella forma una
cascata di circa 50 metri, denominata Pisson, un tempo ben più
copiosa. La pozza alla base della cascata è facilmente raggiungibile
ed è meta di escursioni didattiche. L'accesso è assai spettacolare:
si percorre una forra di marna, arenaria e conglomerato, che
identificano le origini geologiche non solo del monte Piai ma di
tutti i colli circostanti.
Il piccolo centro di
Cozzuolo (comune di Vittorio Veneto), si trova a sudovest di Ceneda,
raccogliendosi ai piedi di una catena di modesti rilievi collinari in
buona parte coltivati a vigneto.
La Chiesa di
Cozzuolo era un' antica cappella affiliata alla cattedrale di Ceneda,
nel 1640 divenne curaziale e nel 1942 parrocchiale. L'edificio
attuale fu costruito nel 1840 senza demolire la cappella originale
che sussiste, con le sue linee tardo-romaniche, sul suo fianco nord.
Il caratteristico campanile neoromanico, progettato da Domenico
Rupolo, è del 1922-23.Tra le opere qui custodite, la pala della
Madonna della Salute con san Rocco e altri santi di Antonio Dal
Favero (1887), una Madonna addolorata di Giovanni Sasso sull'altare
di sinistra, e il dossale ligneo policromo dell'altare di destra,
pregevole opera del 1617.
Sarah dei Tos è una
'bocconiana' ritornata nelle vigne. Mai scelta fu più saggia.
La Vigna di Sarah è
un’azienda vitivinicola giovane e frizzante che rispecchia una
terra dai mille colori e profumi accarezzata dal sole e dal vento. E’
stata creata nel 2010 da Sarah Dei Tos, nata e cresciuta nella terra
del Prosecco, lungo la fascia collinare fra le colline di Vittorio
Veneto.
L’azienda guidata
da Sarah Dei Tos nel 2014 è diventata anche agriturismo. Un bed and
breakfast tutto nuovo, che trova posto a Vittorio Veneto, molto
confortevole e ben attrezzato, ricavato dal recupero di una casa
colonica autoctona.
Vittorio Veneto
sorge alle pendici delle Prealpi Trevigiane e con i suoi 450 ettari
di vigneto rappresenta uno dei comuni più importanti della
denominazione Conegliano Valdobbiadene ed è caratterizzata da
diverse rive interessanti sotto il profilo viticolo: Manzana,
Carpesica, Formeniga e appunto Cozzuolo, piccolo borgo situato su una
ripida pendice collinare ricoperta da splendide vigne.Nel dialetto
della zona pedemontana della Marca trevigiana il termine riva è
sinonimo di vigneto situato in una collina il più delle volte molto
scoscesa. La Vigna di Sarah Le Rive di Cozzuolo è perciò un
Prosecco Superiore DOCG Conegliano Valdobbiadene che proviene
integralmente dalla località Cozzuolo – una delle 43 Rive
all’interno dei quindici comuni del Conegliano Valdobbiadene – e
permette di apprezzare tutte le sfumature che questo particolare
territorio conferisce al vino. La sua produzione è ridotta, rispetto
al classico Prosecco, a 130 quintali per ettaro, con l’obbligo
della raccolta manuale delle uve e dell’indicazione dell’annata.
È il prodotto di
uno specifico vigneto che cresce in una zona con particolare
vocazione vinicola, dove il terreno e il clima regalano al vino
particolari caratteristiche organolettiche. La vendemmia manuale
obbligatoria, consente di preservare l’integrità delle bucce degli
acini, fondamentale per la conservazione e il successivo
trasferimento degli aromi nel vino.
Il prosecco di Sarah
lo potrete degustare al ristorante il Larin, da Bepo.
Il "larin"
è il grande focolare della casa colonica che ospita il ristorante
sulle colline di Vittorio Veneto,a due km dall'uscita dell'autostrada
Vittorio Veneto Sud.Nella cucina regna il rispetto per il ciclo delle
stagioni e nella scelta degli ingredienti.
La carne alla
griglia fà da padrona:costate e fiorentine di scottona
nazionale,fassona piemontese,chianina toscana e angus oppure
spiedi,arrosti o selvaggina.Sfiziosi sono gli antipasti.Tra i primi
non manca mai la pasta e fagioli o il radicchio e fagioli .La pasta,i
ravioli,i gnocchi e i dolci sono rigorosamente fatti in casa.Terrazzo
all'aperto per le calde serate estive.
mercoledì 17 giugno 2015
A Marcon, per la presentazione del percorso lungo lo Zero, per Comunicare per Esistere 2015
Elisa
Pasin in StoriAmestre così scrive :
“Dopo
un ripido e turbolento salto d’acqua lo Zero sembra “rasserenarsi”,
muovendosi pacato verso il borgo del Colmello, appartenente al Comune
di Marcon (provincia di Venezia). Giunge, quindi, a Marcon, dove,
rettilineo e anonimo, lambisce la chiesa di San Giorgio e si dirige
verso la frazione di Bonisiolo dov’è possibile ancora oggi
scorgere un vecchio mulino in disuso dal 1950 circa, anche se il
fiume in quel tratto è stato deviato tra il 1970 e il 1971.
Ponte
sullo Zero in via Zermanesa a Marcon.
Di
questo mulino restano, a testimonianza della sua funzionalità,
alcuni ruderi come l’arco sotto cui scorreva l’acqua del fiume.
Qui ho potuto constatare come il letto del fiume si allarghi e le sue
acque si facciano più tranquille e come cambi, anche se
parzialmente, la vegetazione che attornia i suoi argini che si
arricchisce di canne palustri.”
E
proprio a San Liberale di Marcon si è
svolto
uno stage di informazione presso l'Agriturismo Nonna Rina, per
presentare il percorso de I Mulini del Gusto, unità tematica del
progetto 'Comunicare per Esistere 2015',promosso dall'Associazione
Internazionale Azione Borghi Europei del gusto e dall'Associazione
l'Altratavola.
Lo
Zero (Zero/'zɛro/ in veneto) è un fiume di risorgiva del Veneto.
Nasce
tra San Marco e Campigo, non lontano da Castelfranco Veneto. Scorre
attraverso la bassa provincia di Treviso (anche se un breve tratto
iniziale è sotto quella di Padova) procedendo grossomodo in
direzione sud-est; entra infine nella provincia di Venezia a Quarto
d'Altino e si getta nel Dese praticamente in corrispondenza della sua
foce nella Laguna Veneta poco a sud-est dell'odierna Altino. Durante
il suo corso, tocca gli abitati di Badoere, Zero Branco, Mogliano
Veneto e Marcon. Tra i vari canali e fossi che vi si immettono, il
principale è il rio Vernise, che affluisce da destra poco dopo il
centro di Zero Branco.
Il
nome, anticamente scritto Iarius, Iarus o Zayro, deriverebbe dal
personale di un colono romano (Darius e simili) a cui erano affidate
le terre circostanti. Originariamente sfociava nel Sile, ma dal 1532
il tratto finale fu modificato artificialmente, portando all'attuale
situazione.
Il
suo bacino idrografico ricadeva nelle competenze del consorzio di
bonifica Dese-Sile, di recente assorbito dal consorzio di bonifica
Acque Risorgive.
Mulini
Lo
sfruttamento delle sue acque permise la costruzione di numerosi
mulini sin dal medioevo, alcuni dei quali funzionarono a pale sino
agli anni sessanta del Novecento. La maggior parte di queste
strutture furono aperte a partire dalla metà del XVI secolo quando,
attraverso il canale artificiale di San Marco ed una roggia, fu
aumentata la portata del fiume sottraendo grosse quantitativi d'acqua
al Sile.
Sappiamo
che nel 1678 erano funzionanti lungo il percorso dello Zero otto
mulini, per un totale di diciassette ruote. I più antichi erano i
mulini "Contarini" di Levada e "Tiveron" di
Sant'Alberto, risalenti al Cinquecento. Quindi, scendendo verso la
foce, si incontravano il mulino di Sant'Alberto (1667, sempre dei
Contarini). Giunti a Zero Branco, si incontrava il mulino dei Grimani
(seconda metà del XVII secolo, ricostruito nel 1727). Poi il mulino
di Campocroce, il mulino del Terraglio a Mogliano (1663, appartenente
al medico Francesco Brachi). A Marcon si trovavano invece il mulino
dei Priuli, demolito nell'Ottocento, e il mulino Bonisiolo: già
proprietà delle monache di Santa Caterina di Venezia, ha funzionato
sino al 1970.
sabato 30 maggio 2015
Cantine Aperte in Canton Ticino : il percorso per la stampa il 30 maggio, grazie a Ticinowine
Ticinowine in occasione di ‘Cantine Aperte 2015′, ha organizzato nella regione viticola del Bellinzonese, un percorso guidato riservato a giornalisti e comunicatori, che si è tenuto sabato 30 maggio,con la partecipazione nelle vesti di guida di Andrea Conconi, direttore di Ticinowine. La prima cantina visitata è stata CAGI,Cantina Giubasco SA con la presenza di Sebalter, noto cantante e violinista ticinese, padrino dell’evento. La Cantina di Giubiasco nasce nel 1929 come Cantina Sociale e si trova nello stesso edificio dove si trova ancora oggi. Nel 1985 viene poi acquistata dalla LATI e diventa una SA. Allo stabile principale è stata annessa una parte in cui è stata ricavata una piccola enoteca che funge anche da ricevimento. Oggi la Cantina di Giubiasco svolge un importante ruolo socio-economico: tramite la vinificazione del raccolto di circa cinquecento viticoltori, CAGI smercia circa il 10% dell’intera produzione vitivinicola del Canton Ticino. La quasi totalità dell’uva conferita alla Cantina proviene dai distretti di Bellinzona e Locarno. Piccoli quantitativi provengono dal resto del Ticino e dalla Mesolcina (Grigioni). In queste zone l’attività di CAGI valorizza le migliori uve Merlot di vecchi vigneti, dalle quali dipende la reputazione dei suoi vini. Per soddisfare le differenti esigenze del consumatore, mantenendo viva nel contempo la tradizione, CAGI ha prima sperimentato e poi sviluppato un’importante diversificazione della produzione. Con le uve pregiate Merlot, che rappresentano la quasi totalità del raccolto conferito alla Cantina, si producono vini rossi, bianchi e rosati. CAGI è la culla della vinificazione in bianco del Merlot, scelta tecnica e commerciale di successo, molto apprezzata a livello nazionale. Giancarlo Pestoni, nume tutelare della Cantina Pizzorin a Sementina, ha accolto i visitatori, per raccontare la storia della sua attività. Alla cantina Pizzorin si accede attraverso un arco, per poi percorrere un sentiero impegnativo ( se non si vuol utilizzare la piccola funicolare,molto utile nei tempi della vendemmia per portare l’uva in cantina). Tra i vini che Pestoni produce vogliamo ricordare il TI4 che nasce dall’idea di alcuni piccoli produttori del Canton Ticino al fine di valorizzare i vini del Sotto e del Sopra Ceneri, assemblando le migliori produzione di ognuno di loro in una cuvèe sorprendente. Il suo Merlot è semplicemente memorabile. La Cantina Agriturismo Pian Marnino a Gudo, ha poi accolto a pranzo i visitatori. L’azienda Pian Marnino di proprietà di Tiziano Tettamanti si trova a Gudo, comune situato sulla sponda destra del fiume Ticino. Buona parte del suo territorio è occupata dalle vigne che salgono dalla pianura fin su le soleggiatissime colline, qui la viticoltura è favorita dall’importante luminosità e dalla perfetta esposizione verso meridione. Pian Marnino può avvantaggiarsi di un agriturismo dove si possono apprezzare appetitose preparazioni e degustare i vini dell’azienda. Il nome “marnino” deriva da marna il nome del mulino che serviva la zona. Nel pomeriggio la Cantina Ramelli a Gudo ha aperto le sue porte al mondo dell’informazione.Una leggera brezza di lago spira tra i filari dei Colli di Gudo : il BIANCO, il ROSATO, il rosso MERLOT e il rosso TORMENTO sono i quattro vini prodotti in proprio, dall’innesto alla bottiglia. – E a un prezzo sostenibile dai ticinesi, – soggiunge FLAVIO RAMELLI, vivaista, viticoltore e vinificatore, intanto che ci conduce dal vigneto alla cantina. L’abilità dell’operatore consiste nel trovare il calibro preciso tra il porta innesto e la marza d’innesto, così da creare una saldatura perfetta della nuova barbatella. A fine maggio, al termine della forzatura, le barbatelle sono acclimatate all’aperto, per poi passare al vivaio di Ascona. Messe a dimora, ci vorranno tre anni prima che fruttifichino, e quattro per vinificare. – Io sono di ceppo agricolo – conclude, innestando il proprio moderno vivaio viticolo, uno dei quattro accreditati in Ticino, sulla tradizione paterna. E mai metafora famigliare fu applicata più alla lettera. La visita si è conclusa poi all’Azienda Vitivinicola La Segrisola di Gudo, bel posto immerso nei vigneti. Azienda vitivinicola a livello famigliare (marchio VINATURA), copre con la propria offerta agrituristica tutto l’anno. Il marchio VINATURA® è stato creato per selezionare e premiare i migliori vini svizzeri prodotti secondo severi criteri che sposano carattere, autenticità, qualità, competenza, tradizione e rispetto dell’ambiente. “Passione è la parola d’ordine. Come spiegare altrimenti che, annata dopo annata, siano sempre così numerosi a ricominciare tutto daccapo nonostante le sconfitte o i capricci del tempo, a curare con impegno una piantina difficile da vinificare, o a domare una forte pendenza. Una passione che condividono con estremo piacere”. E, con questo passaggio enoico, si conclude anche per il 2015 la visita a Cantine Aperte.
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